giovedì 18 luglio 2013

Scheda Anagrafica #1



































Scheda anagrafica è una nuova sezione letteraria del blog. Attraverso scheda anagrafica si censiranno una serie di persone e sarà data la possibilità a chi ne avesse bisogno, di leggere la biografia letteraria di alcuni personaggi la cui vita biologica è stata, per puro caso, trasformata in un soggetto narrativo. Come spesso accade in letteratura, il formato di scheda anagrafica nasce da un errore, in questo caso dall'incapacità di Minio Gerato, addetto all'ufficio anagrafe del comune di Sheltrasse in Sila, di adempiere correttamente al suo lavoro. Mino, il cui compito era quello di registrare nascite e decessi del piccolo paese della Sila, aveva una strana forma di handicap psichico che non gli permetteva di leggere e compilare moduli e schedari che richiedevano risposta secca. Mino si ostinava a compilare le schede con lunghe descrizioni narrative che, rilette oggi, hanno un sicuro interesse letterario. Scheda anagrafica è quindi la trascrizione fedele del lavoro dell'impiegato comunale Minio Gerato. Per motivi di chiarezza i testi sono stati epurati da errori ortografici e da incongruenze lessicali e si è provato ad accordare i tempi verbali.

La reliquia della santa

L'intervento a me richiesto da un ragazzotto alto quanto basta e completamente cotto dal sole su faccia, braccia e collo, dovrebbe, stando a quello che credo sia il protocollo in questo caso, spettare a qualcuno afferente all'archivio ecclesiale della diocesi/arcidiocesi di Munro. Nel nostro comune le doti dei santi si trovano incolonnate su quelle tavole di legno dipinte in modo da apparire ai più come lastre di marmo. Gli artigiani ingannano la mente di chi li crede abili scalpellini per mezzo dell'illusione della pittura. Tavole dalle venature grigie, azzurre e rosate distese su bianchi cerulei di minio e ossido di zinco che senza troppa fatica ingannano l'occhio pigro del fedele immediatamente assorto nella contemplazione della grandezza del santo. Quelle tavole dipinte non appaiono dissimili per qualità e forma alle stesse rocce su cui sono incisi i nomi di dignitari e imperatori di Roma. Questi uomini, questi abili truffatori, non si vedono costretti a scolpire a fatica nel duro della pietra i nomi, gli aggettivi, gli appellativi e tutte quelle qualità di quegli uomini noti agli uomini per le cose prodigiose che non sono comuni a tutti gli uomini. Nelle loro botteghe solcano con pace e con poco sforzo assi di fibra tenera, tavole profumate e lisce. Questi artigiani resistono al buio delle loro botteghe e ignorano l'umidità che dal fiume risale sino a Sheltrasse in Sila, ignorano affanni e reumatismi non si curano dell'artrosi e stringono nelle mani strumenti anneriti dal tempo fumando sigarette senza filtro sino ad incenerirsi, con il tabacco incandescente e scoppiettante, le nocche delle loro povere mani. Sono questi artigiani coloro i quali con i loro bulini o con gli scalpellini affilati, mettono in riga parole e numeri di encomio su tombe dipinte e belle che qui, tutti intorno, possono essere viste. Queste tenere lapidi offrono almeno per un attimo al visitatore la possibilità d'immaginare la grandezza del magnifico santo barrato da pietre marce. Della santa in questione, di una santa che ebbe a passare nella nostra cittadina in tempi recenti, si sa che si è meritata il titolo che porta grazie alle sue doti di salvatrice di quelle anime che agli occhi dei più sembravano perse. Si dice fosse in grado di sopportare il freddo e la puzza di case e baracche, parlare con donne e bambini. Donna di cui si preannunciava anche in vita la santità, santa che ascoltava gli irosi e sanava i dubbiosi. Non la si vedeva rallegrasi dei risultati ottenuti, aspirava al bene di tutti portando nel cuore la tristezza dell'utopia. Della santa si conserva un vasto corredo di reliquie, oggetti comuni che, pur non avendo nulla di santo nella loro banalità, divennero santi per transustanziazione nell'attimo dell'assunzione in cielo della donna. Unghie, capelli di colori diversi, scaglie di pelle, tessuti resistenti, tele finissime, lacci, cera di candele, grumi di sapone, denti, monete, fermagli, stringhe, molliche di pane, setole cascate da spazzolini, incrostazioni di sebo su manici e bastoni, bastone, polvere di magnesia, pastiglie, legacci, pelle di cotenna e tante altre cose di cui mi è stata detta l'esistenza, ma di cui non mi è stato elencato il nome. Il ragazzo con la sua faccia bruciata, la sua pelle rinsecchita e il suo collo striato come quello di un gallo è arrivato all'ufficio anagrafe richiedendomi di aggiornare le doti della santa e aggiungere una fiaschetta alla nota delle reliquie della stessa. Il ragazzo sostiene di essere un canoista di non aver mai faticato in vita sua se non con la pagaia e contro le rapide dei fiumi, dice di aver appreso tutto ciò che sa sulle onde d'acqua dolce dalla santa stessa. Il giovane sostiene che la santa fosse una esperta delle rapide, che domasse con destrezza ogni tipo di percorso, avversità e imprevisto. Nella fiaschetta vi è, a quanto detto dal giovane, un rigurgito acido della santa riversato dalla stessa al suolo dopo aver ingerito grande quantità d'acqua e pericolo a bordo della canoa di legno; sopravvissuta a una serie innumerevoli di onde, avrebbe, secondo il racconto fattomi, espulso di getto  ciò che restava della morte ficcandosi due dita in gola. Sostiene il giovane che l'atto dell'esser usciti incolumi dal fiume in quella circostanza e con quelle condizioni, non può essere ascrivibile alle sole doti - pur eccellenti  - da canoista della santa e che tutto deve essere considerato un evento che lui, a mio parere con una certa superficialità, definisce miracoloso. Aggiunge inoltre il giovane che, nello stesso momento in cui la santa riversava liberamente al suolo i residui liquidi dello scampato pericolo sotto forma di rigurgito acido,  egli stesso, illuminato e guidato da una forza - a cui non riesce a dare un nome - si è sentito in obbligo di raccogliere l'evidenza dell'accaduto nella sua fiaschetta personale. Detto ciò mi sento costretto a rimandare nelle mani di qualcun altro l'accertamento e l'individuazione - tra le molte doti della santa - di capacità  nella pratica della canoa. Inoltre, dato per certo che la scienza - anche quella fenomenicamente banale - non rientra per nulla tra le mie conoscenze, chiedo a chi ne abbia competenza di analizzare il contenuto acido del flacone di cui il ragazzo resta unico custode. In qualità di impiegato dell'anagrafe posso solo sostenere che il bruno della pelle del giovane potrebbe essere ascrivibile ad una continua, duratura e passiva esposizione al sole, esposizione a cui sono soggetti tutti coloro che sono soliti usare la canoa canadese. 

Minio Gerato

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