Ciao Francè in questo momento sto scrivendo un capitolo della tesi che parla del modo in cui funziona la nostalgia. A volte mi annoio e sopratutto la scrittura tecnica sembra come essere fine a se stessa e allora provo ad inventarmi qualcosa di diverso che poi non utilizzo per la tesi. Oggi ho provato a fare delle prove su alcuni ricordi nostalgici per capire in che modo un segmento di microstoria possa rientrare nella struttura di una storiografia più ampia. La memoria e in particolare quella nostalgica ha una serie di ricadute nella trasmissione storica. Solitamente la nostalgia è intesa come elemento negativo, si ha nostalgia di un tempo passato che, manco a farlo apposta, è sempre meglio di quello presente, un tempo in cui tutto andava bene e in cui - per motivi legati alla distanza e all'eliminazione dei piani temporali - la problematizzazione del vissuto e delle contingenze finisce per essere messa da parte. Ecco detto ciò vi sono, e non sono cose che ho inventato di sana pianta, ma che una studiosa di memory studies ha individuato, due tipologie di nostalgia. La prima è di tipo ristrutturativa e la seconda di tipo riflessiva. La prima è una nostalgia astorica e che è alla base di molti movimenti populistici e revisionistici. Per intenderci è la nostalgia dei "nostalgici di lui" (lui ovviamente è capoccione o baffone) un sentimento che ci fa credere che quando eravamo in quel tempo, un tempo che crediamo d'aver vissuto ma che in realtà non riusciamo a definire storicamente (per storicamente intendo mediante una ricostruzione storica fatta di analisi, spiegazione e racconto), tutto andava bene e che i treni arrivavano in orario e che la giustizia sociale era un dato certo e acquisito. L'altra invece, quella riflessiva, è una nostalgia che ci fa mettere in discussione il passato mediante una decostruzione del flusso della memoria. L'atto stesso di richiamare alla mente il ricordo – il vero procedimento di ricerca del materiale che vorremmo diventasse storico – non è finalizzato al rimpianto di qualcosa di perduto, ma è semplicemente la presa di coscienza che qualcosa di scomparso (il tempo passato è effettivamente passato e come ogni oggetto/soggetto storico non è presente ma evocabile solo mediante una ricerca dell'assenza) possa essere messo in discussione nuovamente. Per tornare a noi, per tornare a quello di cui parlavo in precedenza e per provare a capire come queste cose funzionano nella vita e nei modi di affrontare la vita delle persone che conosco meglio, mi sei venuto in mente tu. Credo che tu sia una persona che ha sempre pensato che l'atto del ricordo sia un atto riflessivo e non ristrutturante. Non sei come Peppe che invece rievoca e lo fa di continuo, i laghetti che una volta stavano sui regi lagni e gli animali che popolavano le campagne di Teverola come se negli anni settanta – gli anni in cui lui era un bambino – l'Indesit non esistesse e come se invece di ritrovarsi a fare la battitura dei fagioli su una delle bretelle sequestrate per camorra della Giugliano – Marcianise, lui i fagioli li andava a battere in un parco naturalistico che in realtà non è mai esistito. Ecco mentre scrivo forse dovrei scrivere anche a Peppe e dirgli che lui la nostalgia la usa in maniera ristrutturante, ma tu lo sai meglio di me, lui non ha nemmeno la posta elettronica e comunque è impossibile parlargli. Ma torniamo a noi, tu una volta, mentre eravamo alle elementari scrivesti un tema, mi ricordo che la maestra ci chiese di parlare di uno dei nostri familiari, o meglio, del familiare che consideravamo il nostro modello. Tu parlasti di Mimì e mi ricordo che concludesti il tema dicendo - scusa se la citazione non è proprio conforme all'originale, ma provo a citare a memoria: “lui mi piace è uno di quegli uomini che non dice mai 'ai mie tempi'”. Bhè io lo so che forse questo potrà suonarti un poco nostalgico, ma che vuoi farci, sembra quasi che a pensarle le cose poi uno po le diventa le cose che pensa. A presto.
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giovedì 21 aprile 2016
venerdì 21 giugno 2013
Fano
A vederla sembra quasi che abbia ancora i suoi ventanni.
Era il caldo, il primo della stagione, il vino bianco, il verdicchio di Jesi del matrimonio del giorno prima e un appuntamento confuso dopo un ponte su di un fiume.
Avevo dormito quattro ore e addosso avevo ancora il malessere che i matrimoni si portano dietro e che benevolmente raccolgo e porto via un po per tutti.
Dico: "State, state pure, non vi preoccupate rassetto io, faccio piazza pulita, continuate a bere, a scuotervi, a cadere in piscina, la raccolgo io tutta sta cazzo di tristezza, la metto da parte, la metto lontana dai vostri cazzo di occhi. Si, si, non preoccupatevi, erano belli i tempi in cui… era meglio quando non pensavamo a… no, no, non torneranno mai più i giovedì sera all'università, ma tranquilli ci penso io, si, si, ci rivedremo ci saranno altre occasioni, ma adesso divertitevi."
Poi per caso dopo il cazzo di ponte sul fiume sali delle scale e ti metti a sedere in casa di una perfetta sconosciuta, aspetti le tue amiche che fanno i bagagli, siamo pronti per la conferenza e poi per tornare a Bologna. Una cucina ordinata, una casa silenziosa.
Si lei non è cambiata, aspetto un po a dirglielo ma, so che c'eravamo conosciuti all'università, che a volte avevo dormito anche a casa sua, che forse, a ben guardare a volte eravamo andati insieme al cinema insieme sicuramente con Grazia e forse con qualcun altro.
Forse non si faceva tante illusioni, nemmeno quando eravamo all'università, no di certo.
Certe cose capitano in rapida successione, il tempo non ti lascia troppo solo, ti viene in contro. Così a Fano è stato bello rivedere Franca, perché ha rimesso apposto le cose, ha cancellato i postumi dei racconti camerateschi della sera precedente, non c'è stato spazio, a Fano, per i rimpianti, per il ricordo dei ventanni.
Forse non ne avevamo di illusioni, nemmeno allora, nemmeno a ventanni.
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giovedì 23 maggio 2013
Bologna 90's
Da una mail mai mandata ad'una amica a Bologna per parlare di un nostro comune amico di Bologna.
Hai ragione Dania è proprio così solo una lunga, permanente e malcelata nostalgia.
Si sente la nostalgia a chilometri di distanza ed è solo colpa del tempo, a volte il tempo è disonesto, non fa il suo dovere non riduce gli uomini in cenere e lascia che questi nutrano aspettative. La vecchiaia non è ingiusta, la vecchiaia non è amara, la vecchiaia è solo vecchiaia, rassegnati, non continuare a sperare solo perché il tempo non ha ancora presentato le sue fatture e tu credi di poter vivere a credito sfruttando una presunta giovinezza. Quando arriverà nessuno verrà ad avvisarti, ti prenderà all'improvviso, nel mezzo di una vernice o mentre bevi il tuo drink ai Giardini Margherita. Il tempo non ha tempo, agisce e lo fa in fretta, il tempo sa che hai smesso di sorridere da tre anni perché hai più paura dei solchi della tua faccia che del gonfiore della tua prostata, il tempo conosce il tuo tempo. I tuoi capelli hanno resistito, sono rimasti fermi al loro posto, non sono crollati come era giusto che facessero, ma questo non vuol dire che devi continuare, con gesti ampi ed enfatici, a lisciarli con la tua mano destra. Non canteranno ancora molti galli prima che i reumatismi ti impediranno di alzare qualsiasi arto. Tornaci quando è giorno al Pratello, guarda in faccia quelle persone con cui fumi spensierato di notte, guardali mentre tornano dalla farmacia, guardali spezzare mezza pasticchetta per l'ipertensione e berla nell'acqua liscia a temperatura ambiente, vedi, le sigarette le spezzano perché non ne possono fumare tante. Se ti stai chiedendo come è andata a finire con quella ragazzina con cui alcuni si strusciavano al bancone, si dai, la ragazzina venuta dal Veneto, quella innamorata di Bologna degli anni Novanta, quella a cui tutti parlavano dei CCCP, di Freak Antoni, di Paz e dell'eroina al DAMS, se proprio te lo stai chiedendo ti devo dire che quella ragazzina non esiste, non è mai esistita, o forse è la legenda della figlia di qualche tua vecchia compagna di corso in visita dai parenti.
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