venerdì 21 giugno 2013

Fano























A vederla sembra quasi che abbia ancora i suoi ventanni. 
Era il caldo, il primo della stagione, il vino bianco, il verdicchio di Jesi del matrimonio del giorno prima e un appuntamento confuso dopo un ponte su di un fiume. 
Avevo dormito quattro ore e addosso avevo ancora il malessere che i matrimoni si portano dietro e che benevolmente raccolgo e porto via un po per tutti. 
Dico: "State, state pure, non vi preoccupate rassetto io, faccio piazza pulita, continuate a bere, a scuotervi, a cadere in piscina, la raccolgo io tutta sta cazzo di tristezza, la metto da parte, la metto lontana dai vostri cazzo di occhi. Si, si, non preoccupatevi, erano belli i tempi in cui… era meglio quando non pensavamo a… no, no, non torneranno mai più i giovedì sera all'università, ma tranquilli ci penso io, si, si, ci rivedremo ci saranno altre occasioni, ma adesso divertitevi."
Poi per caso dopo il cazzo di ponte sul fiume sali delle scale e ti metti a sedere in casa di una perfetta sconosciuta, aspetti le tue amiche che fanno i bagagli, siamo pronti per la conferenza e poi per tornare a Bologna. Una cucina ordinata, una casa silenziosa.
Si lei non è cambiata, aspetto un po a dirglielo ma, so che c'eravamo conosciuti all'università, che a volte avevo dormito anche a casa sua, che forse, a ben guardare a volte eravamo andati insieme al cinema insieme sicuramente con Grazia e forse con qualcun altro. 
Forse non si faceva tante illusioni, nemmeno quando eravamo all'università, no di certo.     

Certe cose capitano in rapida successione, il tempo non ti lascia troppo solo, ti viene in contro. Così a Fano è stato bello rivedere Franca, perché ha rimesso apposto le cose, ha cancellato i postumi dei racconti camerateschi della sera precedente, non c'è stato spazio, a Fano, per i rimpianti, per il ricordo dei ventanni. 

Forse non ne avevamo di illusioni, nemmeno allora, nemmeno a ventanni. 

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