venerdì 19 giugno 2015

Facoltà di Biologia


































Quando ho iniziato ad usare i pantaloni con l’abbottonatura al posto della cerniera ero entusiasta. Pensavo fosse una sorta di passaggio alla maturità un rito di iniziazione con un forte connotato estetico in cui la complessità dell’operazione di chiudersi la patta aumentava esponenzialmente il piacere della propria corporalità in relazione alla banale semplicità offertami dalla cerniera lampo che avevo usato sino a quel punto. Io so che queste mie riflessioni sono, in un momento preciso della vita, passate nella testa di ogni essere umano ed è anche perché non credo che noi esseri umani dobbiamo essere accomunati da pensieri comuni, ma distrutti da contraddizioni laceranti che mi sono messo a pensare che forse in quel sistema di chiusura dei pantaloni si nascondeva qualcos’altro di un semplice rito iniziatico. Quando frequentavo una certa università ho avuto modo di iniziare me stesso all’uso degli orinatoi. Era un’attività alquanto nuova per me che avevo quasi esclusivamente vissuto in casa dei miei genitori in cui mi era severamente vietato pisciare stando in piedi e dove quindi ero costretto a sedermi per non schizzare di piscio la tazza e le piastrelle che rivestivano il nostro bagno nell’appartamento in affitto al quarto piano di un condominio degli anni ottanta. In ogni caso dicevo dell’università e di quanto l’uso degli orinatoi mi avesse dato una certa gioia, una forma di libertà e condivisione urbana della pisciata in cui alla necessità del pisciare si accavallavano a volte questioni di tipo sociali come la condivisione parziale della nudità. Io non avevo problemi, o meglio avevo imparato a non avere problemi e posso dire che era tanta la gioia per poter pisciare stando in piedi che quasi non ci pensavo che qualcuno potesse essere disturbato dal fatto che stessimo condividendo uno degli atti che solitamente siamo abituati a fare da soli. Ma comunque non è questo di cui volevo parlare, perché in realtà la questione che mi sta a cuore è un’altra. Quello di cui volevo discutere riguarda i bottoni dei pantaloni e il fatto che quei bottoni devono voler significare qualcosa. Ogni pantalone da uomo sprovvisto di cerniera ha solitamente quattro bottoni di chiusura, uno, il principale, serve a chiudere definitivamente la vita del pantalone e gli altri tre, solitamente di dimensioni ridotte rispetto al primo, sono disposti in asse verticale e servono a chiudere quella che ho già chiamato la patta con un’espressione regionale che secondo me è stata resa nota da un tipo di commedia cinematografica italiana lateralmente legata al neo-realismo. Mentre usavo gli orinatoi la domanda che mi facevo e che volevo fare a tutti quelli che usavano con me gli stessi orinatoi alla facoltà di biologia era se quei bottoni, i tre minori diciamo, funzionassero da apparato autonomo o se fossero sempre e comunque dipendenti dal bottone principale. Insomma una volta ho provato a chiedere a uno dei ragazzi del corso di chimica organica se lui quando pisciava si sbottonava tutti e quattro i bottoni o se utilizzava solo i tre posti nell’asse verticale di cui stavo parlando in precedenza. Io sono sempre stato un tipo alquanto normativo, una persona insomma che crede nella destinazione d’uso degli oggetti e quindi, avendo creduto sin dall’inizio che i tre bottoni posti in asse verticale, fossero stati posti in quella linea per agevolare una rapida e veloce pisciata, avevo sempre provato a fare un uso diciamo corretto di quei bottoni. Per un certo periodo, diciamo corrispondente all’inizio della mia indipendenza nell’acquisto di abiti e biancheria intima, anche in questo caso nel momento in cui mi ero agevolato dalla dittatura dei regali di natale di nonne e zie che mi riempivano di mutande dozzinali, avevo anche provato ad acquistare biancheria intima con apertura frontale. Aperture svariate, a banda diagonale sovrapposta per gli slippini oppure a micro bottoni, quatto e della stessa dimensione in questo caso, per i boxer. Aperture che erano a mio parere state pensate anche in quel caso, sempre volendo riflettere su di un ipotetica linea  di pensiero funzionale, per agevolare il piscio. Quindi per un periodo ho provato a pisciare senza sbragarmi del tutto ma solo aprendo i bottoni chiamiamoli minori che se la mia riflessione non era stata del tutto erronea, dovevano essere stati posti in quella linea verticale proprio per agevolare e velocizzare le operazioni del piscio. Ma più di una volta la mia tendenza normativa e la mia fedeltà a quella che credevo fosse una semplice funzionalità di design, mi avevano fatto perdere tempo piuttosto che recuperarlo. Non di rado capitava che perdessi minuti e minuti nel aprire e chiudere la doppia fila di bottoni, quella del pantalone e quella dei boxer, altre volte, pur volendo escludere il bottone principale dall’operazione di apertura, questo si apriva di conseguenza, in ogni caso quello che accadeva era una necessità di tempo maggiore per un operazione che sicuramente non ne abbisognava più di un tot. Ecco allora che è da quel momento che vivo in una certa conflittualità perché se da un lato credo ciecamente nell’utilizzo ottimale delle funzioni degli oggetti dall’altro lato non sono uno a cui piace perder tempo. 

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