venerdì 3 ottobre 2014

Scheda Anagrafica #2




























Scheda anagrafica è una nuova sezione letteraria le blog. Attraverso scheda anagrafica si censiranno una serie di persone e sarà data la possibilità a chi ne avesse bisogno, di leggere la biografia letteraria di alcuni personaggi la cui vita biologica è stata, per puro caso, trasformata in un soggetto narrativo. 
Come spesso accade in letteratura, il formato di scheda anagrafica nasce da un errore, in questo caso dall'incapacità di Minio Gerato, addetto all'ufficio anagrafe del comune di Sheltrasse in Sila, di adempiere correttamente al suo lavoro. Mino, il cui compito era quello di registrare nascite e decessi del piccolo paese della Sila, aveva una strana forma di handicap psichico che non gli permetteva di leggere e compilare moduli e schedari che richiedevano risposta secca. Mino si ostinava a compilare le schede con lunghe descrizioni narrative che, rilette oggi, hanno un sicuro interesse letterario. 
Scheda anagrafica è quindi la trascrizione fedele del lavoro dell'impiegato comunale Minio Gerato. Per motivi di chiarezza i testi sono stati epurati da errori ortografici e da incongruenze lessicali e si è provato ad accordare i tempi verbali.

Floriano l'italiano


Nella serra di tulipani nel pozzo del grosso collettore da cui i floricoltori prendono l'acqua per dare colore e profumo a quello che nasce dai semi che sputano in maggio, è stato rinvenuto cadavere un uomo che aveva con se dei documenti consumati dal tempo. Quest'uomo ha grandezza importante, una testa piena di riccioli biondi e un'espressione che, ad opinione dei becchini, non sembra quella del morto, o meglio, che non sembra essergli appartenuta quando non era morto. Gli uomini del cimitero che lo tengono in custodia nella sala raffreddata, spesso gelata, dicono che hanno come la sensazione che quest'uomo, che sostengono di non conoscere, abbia stampata sul volto una faccia che non gli appartiene. Nella tasta sinistra dei suoi pantaloni è stato trovato un foglietto su cui è stampato un nome e un aggettivo: "Floriano l'italiano". Per questo motivo e in mancanza di prove o di fogli riposti in altre tasche dell'unico pantalone indossato dall'uomo, si è deciso, insieme agli uomini in cimitero, di riferirsi all'uomo con il nome di Floriano l'italiano. Dalla faccia i becchini deducono che questo Floriano sembra essere stato un uomo dal temperamento mite e delicato, un uomo taciturno e forse amante degli animali selvatici, di certo non un fumatore, ma quasi sicuramente un collezionista di farfalle. La sua faccia è fatta per lo più in una bella maniera, liscia, con alcune piccole ferite sulla parte destra della fronte, per quanto riguarda il dubbio sull'espressione ho parlato a lungo al telefono gli addetti cimiteriali che mi hanno fornito una storia che di certo non posso ritenere esaustiva, ma che allo stesso tempo non posso sottrarmi dal trascrivere. I due becchini, amanti bevitori del vino in cartone, sostengono che io debba accettare la loro opinioni perché, stando a quanto dicono, non ci possono essere nell'intero paese degli esperti in fisiognomica funebre al loro pari. La loro esperienza gli deriverebbe dall'assiduità e dalla frequenza con cui i due uomini fissano i volti dei morti che hanno in custodia. I due becchini passano spesso del tempo a sostituire le lampadine fulminatesi per l'umidità nella cella mortuaria e nel mentre non riescono a far altro che fissare in volto i cadaveri che hanno in custodia. Uno di loro, uno di questi impiegati comunali, dice d'aver la certezza che gli uomini che trapassano, conservano come gelosamente qualcosa di vivo nelle loro facce pallide e fredde. Questo qualcosa di personale il becchino non sa come definirlo e, se gli viene chiesto di farlo, adduce la valida motivazione di non essere un uomo di lettere. A queste deboli motivazioni l'altro becchino non sa aggiungerne altre, d'altronde, tra i due, quest'ultimo è quello che più fa uso del vino in cartone. Io non posso, nel compilare questa scheda, che attenermi alle opinioni di questi uomini che hanno visto il volto defunto di quest'uomo rinvenuto non lontano dalla serra dei tulipani e, non conoscendo ne avendo trovato notizie o immagini di quello che abbiamo concordato chiamare Floriano l'italiano, posso solo trascrivere che, stando a quanto si dice tra uomini definitisi esperti, ogni uomo difronte all'incertezza di poter tenere con sé la propria anima, non rimane che conservare almeno ciò che gli resta della propria faccia.   

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