venerdì 28 maggio 2010

Acerra




















La svolta veloce per l'asse mediano la facevo come un'automa, stanco e coi coglioni all'altezza delle tonsille mi ficcavo su quella sopraelevata sognando il letto, due birre e una manciata di noccioline. La macchina sembrava farla da sola quella strada, io ne ero un passeggero; solo e impaziente, abbandonavo le mie preghiere agli 86 KW del conducente. Una soluzione omeopatica di piccole dosi del mio sonno in un mare di catrame e fiducia, stava per impossessarsi di me anche in quella serata, ma qualcosa attrasse la mia lucidità. Un uomo al centro della strada opponeva alla carrozzeria della mia vettura la sua carne flaccida e tondeggiante. Aveva un pantalone grigio di panno serrato in vita da una cintura in finto cuoio che si produceva in una trazione ampia e deforme. Nonostante il freschetto serale l'uomo aveva una camicia a mezze maniche in cotone celeste con righine grigie, che non tratteneva due arti bianchi e flaccidi che volteggiavano nell'aria mostrando il flusso disordinato degli accumuli adiposi. Frenai senza fermarmi, il moto della vettura scemò senza fermarsi, sospettoso e sfiduciato, scansai il tizio proseguendo per la mia strada. Riavutomi dal mio stato di incoscienza percorsi la rampa d'accesso segnalata da due cartelli forati di cui non leggevo mai le indicazioni. La piana sottostante era avvolta da luci e nebbie estremamente innaturali, ebbi la sensazione di fare per la prima volta quel percorso. D'improvviso, senza che me ne accorgessi realmente, presi la prima uscita utile, invertendo la marcia per ritornare allo svincolo.
L'uomo era piantato in mezzo all'incrocio, praticamente nella stessa posizione in cui l'avevo visto qualche minuto prima, continuava a sbracciarsi, a inveire, a richiamare l'attenzione come se qualcosa di estremamente grave fosse avvenuto dinnanzi ai suoi occhi. Giunsi dal lato opposto, cautamente controllai che non vi fosse nessuno lì con lui, rallentai fermandomi al suo fianco. Aprii uno spiraglio azionando l'alza cristalli elettrico, una corrente fredda e umida si aprì un varco nella calotta stagnante dell'abitacolo.
Le è successo qualcosa? - chiesi - Ha bisogno d'aiuto?
L'uomo si chino sul veicolo e apponendo le labbra nella fessura che gli avevo lasciato per la comunicazione disse.
Non vede la nuova casa del signore? Sono alla raccolta del suo gregge. L'uomo si voltò mostrandomi la schiena e indicandomi una serra/tenda in nailon dalla forma longitudinale, alta appena tre metri, larga sei e lunga pressoché venti. La struttura era illuminata da diversi tubi al neon, la navata era zeppa di sedie disposte ordinatamente su due lati e convergenti verso un tavolo d'ufficio rialzato a simulare un altare. 

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