lunedì 26 ottobre 2009

Souvenir



Tornare da Praga, semplice; sveglia, pisciata veloce e ultima botta di TV satellitare, check out, tubo e poi autobus, semplice no e perché mai non dovrebbe esserlo. Il giorno del mio ritorno da Praga, sveglia, spenta di corsa perché quella birra al Pivovar U Tleku è ancora qua nella mia testa, la sveglia è tenace, risuona. Mi alzo, ma il cervello è un acquario, i pesci vi sono morti, ma la birra sta tutta qua dentro, penso al cesso, corro ma niente, si mangia troppa carne in questa cazzo di città. Controllo dieci volte la stanza prima di andare, non ho niente, ma non voglio dimenticarlo quel cazzo di niente. L'ascensore sembra in attesa del mio culo, io arrivo e lui mi appare, quegli specchi mi mostrano per quello che sono: un indecente mezza tacca pieno di sonno. Il check out è più duro del previsto, una biondina coi capelli corti mi sorride e parlandomi in un inglese senza alcun sbiascico anglosassone, mi dice che non devo pagare nulla, io non capisco, almeno non al momento, e gli monto una polemica sul fatto che i porno non li ho guardati, lei giustamente mi dice che non ha mai parlato di porno e mi chiede di tenermi calmo. Lo faccio, aspetto, ma poi vado via. La fame è atroce, ma cazzo, non mangio mai quando viaggio e non sarà un po di birra a cambiare le cose. La metro è piena tutti sti praghesi con gli occhi pieni di birra, oggi fanno finta di nulla e vanno a poggiare le chiappe in qualche ufficetto multinazionale dell'ovest. Meglio il comunismo, cazzo, io sto di merda, ma anche voi con Toponek. L'autobus è lì pieno di giapponesi e americane, hanno ancora la bocca che gli sa di cazzo, ma sono già pronte a ripartire e a riprovare nuovi olezzi e stessi percorsi. Mi addormento. Mister...Mister the bus is end ... un ceco si spinge in una comunicazione internazionale, io sono solo in un autobus al capolinea, l'aeroporto è andato, l'aereo pure.

Cazzo - penso - ma da noi i conducenti degli autobus mica parlano così bene l'inglese.


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