domenica 28 ottobre 2012

Ferrara
























La colazione quella mattina sapeva di fritto. Il mio latte al nesquik, i miei biscottini al cioccolato e perfino il mio cucchiaino sembravano usciti dalla friggitrice della rosticceria cinese di sotto, d'altronde zia Angela mi aveva avvertito: 
- La cazzo di Sciangai avrà un buco nella conduttura di areazione o chisaddove, dobbiamo convivere con questa puzza di involtino primavera.
Chiesi a Stella se voleva uscire a fare colazione fuori, lei la puzza di fritto non la sentiva e sarebbe rimasta volentieri in quell'aria da fastfood a mangiarsi le sue gallette di riso; era ancora tappata, l'acquazzone durante la cerimonia l'aveva costretta a letto e la circolazione nei suoi condotti olfattivi stentava a ritornare regolare. 
- Dai vestiti - le feci - è pur sempre il nostro cazzo di viaggio di nozze. 
Quella era la nostra prima notte della nostra fantastica luna di miele declinata in forma di visita parenti. La prima certo, e non di certo la peggiore stando alla lista che prevedeva dopo la camera dei figli di zia Angela, il divanoletto dello zio Alberto e la roulotte dello zio Carmine. "Sarà fantastico" mi aveva annunciato Stella stringendo in mano il foglietto con gli indirizzi degli zii, "potremo vedere Ferrara, Moncalieri, Rozzano e poi, finalmente, potremmo starcene da soli." D'altronde dovevamo fare bene i conti e potevamo giurarci che il prezzo del nostro amore non ci avrebbe fatto sconti. Quando Stella era arrivata con la sua lista non avevo detto nulla, l'avevo abbracciata circumnavigando quel suo enorme pancione e, con il sorriso più naturale che i miei denti e le mie labbra riuscivano a produrre in quel momento, gli avevo confermato che sarebbe stato fantastico. 
Ferrara non l'avevamo ancora vista, eravamo arrivati di sera e l'auto della zia Angela aveva attraversato strade nascoste dalla pioggia segnate, di tanto in tanto, dal rosso e dal verde dei semafori. Quando uscimmo la zona sembrava deserta, avevo l'impressione di fare una passeggiata in un giorno di festa con tutte quelle serrande dei garage tirate giù e con la luce ad intermittenza di semafori in pausa. Il bagliore rossastro delle lanterne dello Shanghai traformava quella mattinata d'ottobre in qualcosa di simile ad un Natale fuori stagione. Stella camminava con le gambe leggermente divaricate, stringeva i denti masticando le sue caramelle gommose, avevo paura di non trovare un bar aperto ne una persona a cui chiedere indicazioni per raggiungere il centro, ma poi una folla silenziosa, ammucchiata sul ponte che attraversava il canale, attirò la nostra attenzione. Un'auto era da poco finita in acqua, stavano per arrivare i soccorsi e tra quelli radunati ad assistere alla sorte dei malcapitati regnava uno strano silenzio. Erano in due nell'auto, ma solo uno nuotava tra le acque fredde e limacciose del canale del Po, dell'altro non se ne scorgeva l'ombra. Qualcuno, accorso sulla riva, si agitava parlando al cellulare, io mi guardai intorno e, oltre al terrore stampatosi sul volto di Stella, vidi la rassegnazione degli altri che sembravano aspettare solo l'attimo in cui l'affioramento in superficie di un corpo molliccio e placido per sciogliere definitivamente quell'assembramento di curiosi. Le urla del sopravvissuto erano gli unici rumori che riuscivamo ad udire, prima del frastuono delle sirene dei pompieri, il natante stava per raggiungere la riva quando dall'auto, per metà immersa, si alzarono due grosse bolle d'aria che si ruppero fragorosamente al contatto con la nebbia. Qualcuno sul ponte disse che non c'era più nulla da fare, io pensai a come avrei raccontato la storia alla zia Angela, qualcuno guardava l'orologio, qualcun'altro diceva che più di cinque minuti uno non è che può resistere sott'acqua. I pompieri arrivarono, uno di loro si lanciò immediatamente in acqua, ma a quel punto anche io m'ero convinto che non c'era più nulla da fare e voltandomi verso uno dei componenti della folla silenziosa chiesi: 
- sa mica dove trovo un bar aperto?
Il tipo temporeggiò ma poi mi indicò la strada, afferrai Stella sotto il braccio e pensai: è pur sempre la nostra luna di miele. 


1 commento:

Ukiyoe ha detto...

un quadro perfetto...