giovedì 17 marzo 2011

Italia



















Pane e formaggio e questo ci resta; vino, che poi sto tipo allunga con l'acqua,;in Argentina l'avrei fatto fucilare st'oste maledetto.
- Dice che nunne tenne di più, Generà!
- E tu credi all'oste?
Che poi qua dove siamo, Teano è alle spalle e su sto ponte tira un vento, Pezzella dice che a Cajaniello c'è vento, ma di Cajaniello manco l'ombra, e poi Pezzella che ne sa, che lui è di Sant'Antimo e solo di vino e di porci capisce, e di geografia capisce appena abbastanza per sapere che a Napoli c'è il mare.
- Oste, Oste, ma se per tutti non c'è vino a me che sono il Generale portatene una brocca senz'acqua. Maledetta ciurmaglia.
I cavalli sono nervosi a sti piemontesi piacciono i riccioli e le armature, cacciatori loro e cacciatori sti Borboni, che a Caserta e Venaria se ne fottono della nazione e pensano a quaglie cucciarde, fagiani, cinghiali, lepri. E a Stupinigi si diceva avessero un elefante, e alla gente dagli elefanti che ne viene?
- Oste, Oste, sto vino?
Certo che pure sta gente è ossequiosa solo per stronziarti; prussiani, quelli si che sono popoli devoti, non come questi napoletani, con cui non si può star tranquilli.
- Pezzella, chiamatemi Pezzella!
Cero che questo formaggio è duro.
- Pezzella!!
E i Carignano? Adesso arrivano a riscuotere, di munizioni non se ne vedono dalla Sardegna, e questi vengono a batter cassa. Pane e formaggio.
- Generale, Generale, è ora. I piemontesi.
Pane formaggio, vino annacquato e facciamo sta nazione. Forse in Argentina alle banche tutto sto sforzo mi servirà.
- Pezzella ti meriti d'esser fucilato. Ma dove siamo qua? e menomale che oggi non si fa la storia, Pezzella d'un cafone e tu che storia vuoi fare.
Col cazzo che questi obbediscono.
     

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