venerdì 7 gennaio 2011

winter guest I

Marianna Rocco scrive una storia per chair king

























Palermo

Cammina a occhi chiusi Carolina. Un piede e poi l'altro in una cadenza sacrale di fagioli sgranati
con le mani troppo piccole
un piede e poi l'altro sul muro di cemento del cortile
lei sa perfettamente dove sono i cocci di bottiglia ma ogni tanto un occhio lo apre
Davanti a tutti Carolina
con le trecce sciolte e la gonna sollevata per fare vedere le gambe.
Si arrampica sul muro, dita e mani e piedi nei buchi del cemento. Chiude gli occhi e respira forte.
“Taliàte Nina s'appiccicò n'capu au muru.”
“Accumincia u spettaculu”
“Accura Nina”
Un passo dopo l'altro sul cemento caldo d'estate e di piscio.
Cinquanta passi per la camminata quotidiana. Un minuto di apnea. Un fischio lungo e ripetuto e poi
Nessuno fiata
I giochi posati
Le lucertole strette nel pugno
I baci interrotti
Le gambe incrociate sulla polvere grigia
Cinquanta passi.
Cinquanta come i secondi tra Antonio e Rosa per confondere quel po' che basta di umori e partorire una bocca in più su cui far nascere denti.
Cinquanta come i minuti impiegati da Rosa per scoprire l'ennesimo paio di graffi non suoi e poi stare in silenzio. Muta. Perdere le parole. Stringere il cuore e le cosce. Per almeno cinquanta giorni. Poi la lingua le tornava a sonagli e la gonna era troppo pesante per tenerla stretta stretta sui fianchi.
Cinquanta come i pensieri di Carolina prima di dormire
le mani intrecciate sotto il cuscino
il respiro delle sorelle addormentate
le sedie spostate di là in cucina
Cinquanta i minuti per andare a piedi fino al Teatro Massimo, annusare profumo giallo e puzza di naftalina, osservare Palermo in fila, sgattaiolare tra gambe in reggicalze pantaloni neri scarpe lucidate con sputi di cameriere dita strette su tacchi troppo alti, muta tra i paltò inutili le lunghe giacche i soprabiti di seta. Schivare i bigliettai voltare subito a destra chiudersi in bagno finché lo spettacolo non inizia aspettare lo spegnimento delle luci di sala togliersi le scarpe tenerle in una mano provare la sensazione del tappeto rosso sotto le dita sporche dei piedi andare rapida verso i palchetti centrali tuffare le dita sulla borsa portarla in bagno arraffare l'arraffabile e poi finalmente godersi lo spettacolo. Solitamente ciccione con l'ugola in fiamme.
Tornava a casa Carolina sudata schivando piscio cacche di cane voci notturne serrande chiuse pomodori lasciati marcire
le mani intrecciate sotto il cuscino
una collanina
un portamonete ripieno
Cinquanta i respiri di Carolina prima di addormentarsi in una specie di ghigno
Cinquanta i bambini del cortile. Bambini con i loro nasi pieni di caccole e le ginocchia di croste le parole troppo affilate e i bastoni in mano.
Cinquanta i passi sul muro di cemento. Da un lato il cortile dall'altro erba alta ortiche fichi d'india sassi piscio di cani carcasse di mobili lasciati all'incuria bossoli e segreti di chissàchi. Cinquanta passi tra casa e il resto del mondo. Saltare il muretto, imparare a baciare con la lingua tra i panni stesi al sole di un terrazzo lontano, a sputare lontano sulla terra aspra e cotta da un sole impietoso, a tenere le gambe strette e lo stomaco fermo sulla barca di un pescatore.
E' strana chista picciridda”
Equilibrista sul cemento, conta i passi Carolina ad occhi chiusi.
Di là dal muro intanto i giochi riprendono, cinquanta passi sono troppi e Carolina è troppo secca troppo lenta troppo concentrata stavolta.
Le lucertole strette in pugno sobbalzano in cerca di code sotterrate
gatti miagolano contro petardi
qualcuno piange di terra all'angolo del cortile
gli occhi si infiammano di dentifricio
Le lingue riprendono a sferzare
Cinquanta passi tra Carolina e il resto del mondo. I piedi sussultano le bottiglie tagliano il sole scotta sul cemento pisciato le ortiche attutiscono il tonfo.
Nessuno fa caso all'equilibrista del cemento sparita nei giochi.
I cavalli nitriscono nelle stalle del borgo vecchio
la radio canta neomelodiche armonie dai mielismi arabi
le patate cuociono per pochi soldi
i cartocci sono pronti per essere riempiti
le mani si ungono di olio e pane
in piazza sant'oliva le pulle vendono gioia a buon mercato
le vecchie siedono su sedie da campeggio troppo piccole per i loro culi di cellulite e panelle
un uomo accarezza la borsa di una donna
il cortile frinisce di cicale
Cinquanta ore prima di trovare Carolina scomposta tra le ortiche.



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