venerdì 23 dicembre 2011

Cambio al Binario #3

Cambio al Binario #3

Cambio al Binario è un appuntamento a scadenza irregolare dove due blog:
si danno il cambio su di un argomento comune

ecco il n#3:
Il parcheggio























Crevalcore Due

Crevalcore Due è uno dei più vecchi centri commerciali della zona, non assomiglia ai nuovi sembra più una specie di galleria del centro, ma qua siamo lontani dal centro, siamo nella bassa, come la chiamano da queste parti. Da fuori è sgraziato, la forma è asimmetrica sembra la metà di qualcosa, ma non c'è mai stato quel qualcosa e mai lo faranno (credo), il parcheggio è più complicato delle solite aree deserte, la maggior parte dei parcheggi qui è a lisca di pesce, ci sono bordi alti di cemento che dividono le varie stradine anche loro oblique, in più ci hanno piazzato una fermata dell' autobus che si prende un bel po' di spazio, beccare l'ingresso giusto del parcheggio non è semplice dato che non è segnalato, a dire il vero tutto è poco segnalato, solo il cliente veterano si muove con facilità, io sbaglio l'ingresso due volte poi finalmente seguo un' auto color grigio canna di fucile che mi facilità l'entrata.
Dentro ci troviamo varie attività commerciali: una rosticceria, un bar, una gelateria, un'edicola, un negozio di scarpe, uno di cineserie a un euro con fuori un' insegna spiazzante “aggiustiamo vestiti” non un cartello, proprio dove ci dovrebbe essere il nome del negozio c'è questa scritta, un fotografo, un negozio di abbigliamento, uno di elettrodomestici e la coop.
Io devo comprare latte, dentifricio, spazzolino e filo interdentale. Sono un fanatico del lavaggio denti e uso solo prodotti costosi almeno per le mie tasche, prodotti che pochi anni fa si trovavano solo in farmacia, ma il filo interdentale lo prendo della coop perché non è male e te ne danno cinquanta metri.
All'entrata un gruppo di nord africani si riscalda, mentre attendono pazienti il prossimo autobus, le dimensioni di questo centro commerciale fanno sorridere lo rendono familiare povero con un che di est europa. Entro nella coop, assomiglia un po' a un discount perché causa l' insufficienza di ampi spazi la roba è ammassata con noncuranza, prendo subito il latte poi mi faccio fregare da una promozione sul miele in confezione da mezzo kg, scoprirò solo ore dopo che la cassiera non mi ha fatto lo sconto sul miele o che io non ho letto bene il cartello della promo, poi igiene dentale, poi scappo di corsa alla cassa prima di spendere altri soldi. La cassiera da subito non mi sta simpatica perché la vedo lenta e io, anche se non ho alcun impegno, come tutti alla cassa ho fretta, poi quando arriva il mio turno qualcosa cambia nel nostro micro-rapporto, perché scopro che proprio in quella lentezza sta la sua forza, stanno una serie di cure e aggettivi nei miei confronti che mi portano gioia e mi saluta con buona serata, saluto che preferisco al buona sera, buona serata è più confidenziale e concretizza la mia serata come evento non la sera in generale.
Mentre sto andando verso l'uscita accade qualcosa di strano con la coda dell'occhio intravedo l'interno del negozio di scarpe, una serie di immagini stagliuzzate mi riempono la testa, cresce in me un senso di nausea e noia, immagini che riesco ora a decifrare, qui ci venivo con mia madre nei ipergonfi anni ottanta. Lunghi sabati mattina dove io mi rompevo profondamente le palle e mi annoiavo un sacco, odiavo dover interagire con i commessi, odiavo ancora di più comprare le scarpe in questi negozi con le scarpe a basso prezzo con questi commessi insistenti che mi schiacciavo e io soccombevo e mia madre soccombeva e ci facevamo rifilare ogni sorta di stronzata. Estenuanti giornate in cui io e la mamma entravamo in un centro commerciale alle nove e ne uscivamo verso le due, stanchi arrabbiati, io ancora di più perché ero obbligato a questo calvario, in me cresceva un profondo grigio senso di noia di perdita di tempo, che ora mi è tornato su.
Affretto il passo veloce quasi corro verso l'auto, ci metto dieci minuti per uscire da un parcheggio deserto, in macchina ascolto l'ultimo dei “ I cani” che mi fa sorridere di gusto, mentre il mio cervello mi ripropone un paio di orribili scarponcini verde scuro, un paio di nike air force, commessi brufolosi insistenti, la borsa della mandarina duck di mia madre, i pacchetti di multifilter 100's che fumava.

Michele Risi

leggi il cambio su non coprire

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