mercoledì 22 giugno 2011

La Classe Operaia

 

La Classe Operaia

Ad una certa età mi ero rotto i coglioni di stare in camera con le mie sorelle. Una stanza di tre metri per tre, occupata da un solo grande letto composto da due letti singoli accostati. Dormivamo tutti insieme guardavamo tutti la stessa TV e sparavamo a turno le nostre assurde stupidaggini. Volevo una stanza tutta mia, un posto dove poter stare da solo e, in virtù dei benefici che gode un primogenito per l'aggiunta maschio, fui accontentato. Mio padre ebbe un intuizione che forse ha segnato profondamente la mia futura percezione del mondo: comprare dei mobili usati dagli uffici della fabbrica in cui lavorava. Doveva essere una soluzione temporanea, un mobilio traghettatore, che mi avrebbe portato alla mia stanzetta nuova di zecca in formica e truciolato con parete attrezzata a ponte e scrivania a cassetto lungo, ma si rivelò una scelta duratura. Mio padre lavorava in una fabbrica di elettrodomestici, la stessa in cui dopo qualche anno ho fatto anche io una piccola esperienza di lavoro, non era un'operaio di linea, ma un manutentore, conosceva un sacco di gente e se ne andava in giro per gli stabilimenti in bicicletta. Gli stabilimenti all'inizio erano dieci, ci lavoravano un sacco di persone, poi divennero cinque, poi tre, poi due, poi uno e mezzo. Quando mio padre comprò i mobili d'ufficio per la mia stanzetta le cose andavano già di merda per l'industria italiana, il sistema Italia stava evolvendo in una costellazione di medie, piccole e piccolissime imprese a gestione familiare, i grandi, quelli che negli anni Sessanta e Settanta avevano fatto gridare al miracolo se la squagliavano. Non so se questa implosione economica sia alla base della compravendita dei mobili della mia stanzetta, fatto sta che un giorno, con il supporto dell'ape di mio zio, andammo a ritirare quella che sarebbe divenuta la mia cameretta.  Entrammo sin dentro un magazzino, una grossa struttura a forma di parallelepipedo coricata sul fianco lungo e puntellato da una zigrinatura in vetro e cemento che ne permetteva un'illuminazione diurna. La sala, lunga e ampia, era zeppa di materiali c'erano elettrodomestici di scarto, macchine d'ufficio, computer in disuso e  mobilio, tanto mobilio. L'arredo scelto da mio padre constava di tre pezzi: un tavolo/scrivania, una sedia e un armadietto. La lunga scrivania in ferro zincato e piano in truciolato coperto da un foglio di formica in finta noce era corredata di tre cassetti molto profondi e scorrevoli situati nel lato interno che slittavano grazie ad un sistema di rotelle e binari. La  sedia imbottita color giallo ocra era montata su quattro rotelle girevoli, lo schienale, reclinabile sino ai 120 gradi, poteva essere regolato grazie ad un morsetto posteriore, anche l'altezza della seduta poteva essere regolata, azionando una leva connessa ad un pistone idraulico si otteneva una discensione immediata. L'ultimo elemento d'arredo che prendemmo fu un armadietto in ferro zincato con copertura in truciolato e formica finto noce, con portiere scorrevoli e una chiusura centrale. Non ho mai saputo il prezzo di quell'operazione, mi sono sempre fidato del fatto che per i miei quello era un affare. A casa mio padre verniciò a spruzzo i mobili di un colore verde bottiglia, eliminando definitivamente quell'antracite d'ufficio che a dire di mia madre era troppo triste per un bambino. I primi tempi in camera non riuscivo a fare discendere il sedile, il mio peso non era abbastanza da fare si che il pistone idraulico si contraesse; dovevo allora chiamare mia sorella e solo con la somma dei nostri chili il sedile discendeva. L'esser cresciuto in quegli spazzi ha contribuito e ha coltivato in me un senso estetico essenziale, asciutto, metallico ed una repulsione viscerale per il mondo del lavoro. Ecco perché non capivo il perché mia sorella fosse tanto placida e tranquilla sotto le radiazioni del suo schermo video scadente, al caldo del suo ufficetto.

2 commenti:

Claudia ha detto...

ecc il perché dell'amore per i condizionatori "brutti"? (...quasi come mobili da ufficio in una stanzetta di bambino)

Vincenzo Estremo ha detto...

anche se i condizionatori sono solo belli - brutti - a vedersi, ma completamente inutili e dannosi